martedì 29 novembre 2011


Settembre 2006- Valfabbrica. Finalmente trovo solo ora un po' di tempo per sedermi di nuovo e scrivere quanto di interessante mi e' capitato di vivere a Valfabbrica nel mese di Settembre. Sono un bel po' rammaricato di non aver dato continuità maggiore al blog ma lo scorrere dell'esistenza non e' mai corredato dall'equilibrio nel suo svolgersi, per cui mi sono rassegnato verso quest’incedere sperando di non fallire comunque nell'intento dello stesso: raccogliere tante riflessioni per un’eterna ricerca.... Credo che nella vita alcuni attimi vadano fermati per cui eccomi qua nel descriverli con l'emozione che mi ha sempre accompagnato e che cercherò di trasmettervi.... Allora vediamo..... Nel mese di Settembre una mia amica Gabriella Lavorgna mi invita a Valfabbrica in occasione del meeting “l'Oriente incontra l'Occidente” per presentare un lavoro di biologia vibrazionale che avevo tempo addietro presentato con successo e non ho saputo resistere all'invito. Anzi, con l'occasione, ho proposto anche a mio figlio sedicenne Luigi, di farmi compagnia, non essendo ancora iniziata la Scuola, per poter così condividere insieme quest’esperienza. Entrambi siamo partiti carichi d’entusiasmo e dalla mia parte avevo già il ricordo della città di Assisi, limitrofa a Valfabbrica, che io adoro e che di tanto in tanto ritorno a visitare con estremo piacere per cercare un connubio tra corpo e anima. E' incredibile considerare che quando ci si predispone per un'esperienza del genere tante sincronicità sembrano accadere a far da corredo..... Eravamo quasi pronti nel partire quando Gabriella mi chiama e mi dice: Andrea, potresti portare con te, in macchina, il Sindaco della città di Rishikesh che e' arrivato a Fiumicino? Sai e' in atto un gemellaggio tra Valfabbrica e Rishikesh e il sindaco verrà per prendere parte ad una cerimonia ufficiale con il Comune, che ne dici? Non me lo sono fatto ripetere due volte ed eccomi pronto con la mia macchina all'appuntamento prestabilito.... Mi vengono incontro entrambi sorridenti, il Sindaco con consorte, nei loro tradizionali sahari colorati e con il consueto saluto indiano “Namaste” m’invitano con la loro interprete Rita, che da svariati anni vive in India, a soffermarmi a prendere un the prima di partire e caricare i bagagli. Accetto volentieri e con mio figlio scendiamo in un piano sottostante un palazzo che aveva tutta l'aria di un garage ma.....una nuova sorpresa sincronica stava accadendo.... Entrando in questo antro delle muse mi accorgo sin da subito che un garage non poteva essere: l'ambiente, pulito ed accogliente, senza sfarzi eccessivi, con un'architettura non delimitante, offriva quanto di meglio un'artista come me avesse mai desiderato: uno spazio ampio e disponibile per poter dipingere e creare....figuratevi la mia meraviglia!! Mi dicono, entrambi di essere stati ospitati da Emilio un artista che ha il suo antro creativo proprio lì e insieme abbiamo condiviso un momento magico.... Emilio Leofreddi ci racconta del suo recente viaggio in India che lo ha coinvolto pienamente come esperienza di vita a tal punto da farne scaturire una mostra intitolata “Dreams” e ci fa' vedere un filmato al computer che raccoglie questa sua esperienza realizzato con Paolo Brunatto della Rai che ha del meraviglioso....attimi dopo attimi si disvelano sotto i nostri occhi curiosi colori, luci, suoni, persone indù che sentiamo come fratelli, in un momento d’armonia assoluta, e le distanze vengono annullate.....Che splendore negli occhi di queste persone.... Al termine del Video sia io che mio figlio siamo estasiati da tutto questo e rimaniamo in silenzio chinandoci ad accarezzare i tappeti Tibetani che Emilio ha realizzato con un'Associazione Tibetana cercando con il tatto di carpirne tutta la loro sacralità.... Gli chiedo: Emilio ma che colori splendidi su questi tappeti...sono magnifici...come sono realizzati? Emilio mi risponde che i tappeti sono realizzati con telai dai tibetani tessendo circa mille nodi per pollice quadrato e che i colori non sono artificiali ma completamente naturali....quanta straordinarietà in tutto questo.... Non riesco a stare fermo nell'ambito in cui siamo ed osservo attentamente le tele di Emilio attaccate estemporaneamente sul muro bianco cercando di carpirne l'essenza che sottintende alla vita.... Mi accorgo gironzolando che prossimo allo spazio fisico di Emilio risiede un altro ragazzo con scrivania e computer che sta' progettando qualcosa sul monitor...mi spiega lui stesso, che quello e' un'altra persona che lavora in Project Design e che ha stabilito la sua dimora lavorativa presso di loro....ma non e' l'unico....”Qui siamo un po' di persone che lavorano assieme, anche se a prima vista in ambiti diversi, cerchiamo di fare ognuno del nostro meglio...c'e' uno scultore, un designer, un grafico, un pubblicista, un pittore come me e così via...”. Continuo a rimanere estasiato da tutto questo quasi come fosse un'effimera visione di un tempo passato che rischia di infrangersi contro una realtà comune che poco si presta ad una realizzazione in tal senso. Vorrei dire tante cose...ma mi soffermo meditabondo a riflettere sui tanti pensieri che ora affollano la mia mente e che percorrono a ritroso nel tempo i tanti progetti ed idee che ho cercato di mettere in atto tempo addietro...che bello sarebbe, penso, poter accomunare con Emilio in futuro le tante strade della cretivita' creando un connubio di intenti....e speranzoso inizio a congedarmi da lui e gli altri ragazzi ringraziandolo e ringraziandoli per questo percorso di vita entusiasmante all'interno delle loro anime sperando che ci si possa ritrovare al ritorno. Volevo spendere un solo attimo sul senso della sincronicità....e mi chiedo.... Possibile mai che alcune cose nella vita accadano per caso? Io non credo sia così e nella mia vita ne ho avuto dimostrazione più di una volta....penso che ogni evento sincronico della nostra vita sottintenda un significato che e' dato a noi disvelare sempreche' ci si trovi pronti ad osservarlo e viverlo....Sono sicuro che un tutt'uno risieda sotto l'apparente molteplicità della vita e che si arrivi a gustarne gli effetti se si vibra allo stesso modo...con le stesse frequenze....solo allora gli eventi possono cortocircuitare in dati di fatto....ma andiamo avanti.... Ci mettiamo in macchina e appena sistemati i bagagli partiamo alla volta di Valfabbrica. In macchina, ci si scambia pareri,impressioni e tutti assieme sembriamo comunicare ad piano superiore...le barriere linguistiche vengono infrante e come per magia riusciamo a comprenderci senza far fatica....Rita conosce molto bene l'indi ed io parlo un po' di inglese ma mi dice che entrambi comprendono pochi vocaboli in inglese e mi aiuta nel relazionarmi con loro ma tutto ciò non aumenta la nostra comprensione reciproca che si sta' svolgendo al livello del cuore.... Durante il viaggio che ci separava dall'arrivo ho avuto come la consapevolezza di trascorrere un tempo privilegiato assimilabile alla metafora del “viaggio della vita” di ciascuno di noi, senza limitazione alcuna, con quel senso che ci accomuna tutti come figli di una stessa energia che presiede l'universo e ci mette in comunicazione profonda non locale....nessuno escluso.... Che bello poter realizzare questo seppur per la durata di un viaggio che stava compiendosi.... Nel frattempo, rapito da questi pensieri, sono stato ricondotto alla realtà da uno squillo del suo cellulare che, impietoso del mio stato meditativo, mi richiamava all'attenzione verso la guida e la destinazione. Dall'altra parte del cellulare Gabriella ci sollecitava ad arrivare prima possibile perché le autorità di Valfabbrica erano già presenti ed in attesa del nostro arrivo....mi ero dimenticato di avere in auto il Sindaco di Valfabbrica e di dover partecipare alla cerimonia di gemellaggio per cui eccomi impetuoso alla guida per abbreviare i tempi. Con circa tre ore di viaggio eccoci comunque giunti nella piazza del paese che gremita di gente con il Sindaco ci fanno entrare per la cerimonia ufficiale presieduta anche dalla nostra comune amica Gabriella che vedendoci ci accoglie con un abbraccio ed il suo stupendo sorriso.... “Vi aspettavamo per la cerimonia della luce che poi e' quella d’apertura.....” e ci dirige verso una fontana colma d'acqua con tante candele che galleggiano in superficie...che spettacolo.....si sta' facendo sera e le luci sopra l'acqua, i suoni, gli odori di questo posto medievaleggiante mi gratificano del lungo viaggio e mi riempiono l'anima di immenso. In cerchio alcuni bambini cantano in girotondo la pace nel mondo e tutto assume un aspetto onirico, come se fossimo tutti parte di un grande sogno comune.... Mi sono chiesto, mentre si svolgevano le presentazioni ufficiali tra coloro che erano presenti e le autorità, se questo non potesse essere veramente l'inizio di una nuova era, di una nuova epoca per l'uomo nuovo che finalmente ritrova se stesso e gli altri, ed ho pregato fin dal primo momento in cui ho calcato il suolo francescano che fosse così....nel frattempo terminava il tanto atteso momento dell'arrivo ed il giorno volgeva al termine. Luigi, sopraffatto come me dalla stanchezza, m’incita a prenderci del meritato riposo in vista dell'impegno del Convegno del giorno dopo, e dopo una cena in una trattoria della zona ci congediamo da tutti. Che bella la locanda in cui siamo alloggiati...ben curata, pulita ed essenziale... La signora che lo gestisce con l'amore che contraddistingue la gente di Assisi e dell'Umbria in genere, ci accoglie in modo magnifico facendoci subito sentire a casa nostra. Ci dice “non avete il bagno in camera....mi dispiace....ma era l'ultima stanza disponibile che avevamo...” rispondo” non credo sia un grosso problema usufruire di un bagno esterno, siamo qui io e mio figlio, per percorrere un cammino comune di crescita ed in questo non credo che rientri questo tipo d’assenza....” Sorridendo si congeda da noi augurandoci la buona notte. Raggiungendo la camera oramai esausti ma felici conquistiamo reciprocamente il letto in un battibaleno. Sdraiati sul letto commentiamo l'esperienza appena trascorsa ed io, in particolar modo verso me stesso, ringrazio Dio per avermi offerto questo momento con mio figlio che va' verso la maggiore età con fierezza e disincanto..... non ho avuto durante l'anno molti momenti come questo per poter stare assieme, parlare, confrontarci, scambiarci idee.... Assopito tra i miei pensieri abbandono la mia anima al riposo notturno. Al risveglio, la luce riempie la stanza, mi alzo cautamente per prepararmi al nuovo giorno e sveglio Luigi che ama un po' più di me poltrire al letto ancora un po'.... Mi accorgo di non aver disfatto le valigie la sera precedente ma poco importa, le priorità sono ben altre e mentre mi accingo ad usufruire del bagno esterno mi accorgo di avere in camera un lavandino con degli asciugamani.....che strano e' stato per me accorgermi di questo.... Mi ricordo, che quando ero piccolo, nel 1962, i miei abitavano in una casa antica e benestante del quartiere Parioli di Roma in cui non mancava niente d’essenziale, ma come confort ogni tanto veniva a mancare qualcosa perché erano i tempi in cui “non si poteva avere tutto”. Ricordo ancora oggi, che quando veniva l'inverno il letto non si scaldava mai e la notte chiedevo sistematicamente a mia madre di riscaldarmelo con quello che allora io avevo denominato “il siluro” una sorta di bobina metallica con resistenza interna che una volta applicato alla rete elettrica si surriscaldava all'inverosimile sino a diventare bollente. Tale oggetto una volta riscaldato veniva arrotolato in un panno protettivo, per evitare di prendere scottature, e poi introdotto nel letto. Di volta in volta, veniva rigirato, per dare una uniformità di calore ma spesso non ci si riusciva. Sono cose inconcepibili per i tempi odierni e se parlassi a mio figlio di tutto questo credo che sgranerebbe gli occhi avendo i termosifoni installati in casa. Voi direte: ma il lavandino? Anche lui mi riapre una finestra infantile sul passato visto che nel paese di mio nonno Agostino, Cave, a circa 40 Km da Roma, spesso era consuetudine avere il lavandino separato dal bagno, proprio come qui a Valfabbrica..... Mi lavo vigorosamente il viso e pervaso dal sapore di quegli anni oramai lontani risveglio Luigi riassopitosi di nuovo tra le braccia di Morfeo. Dopo un'abbondante colazione eccoci pronti a raggiungere la sede del meeting che già brulica di gente in attesa dei primi relatori. Ci sediamo ai primi posti e dopo una breve introduzione di Gabriella si comincia. Si succedono uno dopo l'altro vari relatori... Ognuno tra loro e' capace di dare il meglio di sé perché percepisce d’essere testimone di un evento privilegiato ed unico per il momento che si sta' vivendo. Il prof. Vittorio Marchi ed il dott. Corbucci ci parlano di Fisica e d’atomi e di come oggi si siano fatte delle conquiste fino ad ieri inimmaginabili, che porteranno inevitabilmente noi stessi verso una nuova era, in cui tutta la nostra conoscenza contemporanea dovrà essere rivista. Piano, piano l'atmosfera si carica dell'energia delle tante persone presenti che ostentano domande e curiosità a non finire sebbene il tempo a disposizione non sia mai abbastanza. E' inutile dire che anch'io nel momento in cui sono stato chiamato in causa come relatore ho provato un'emozione incredibile come mai mi era capitato. Ero in territorio francescano per portare la mia testimonianza come uomo e ricercatore ed ho cercato di non estromettere nulla di importante e sostanziale dal mio discorso soprattutto considerandomi anch'io testimone di un cambiamento epocale. Credo che sia sufficiente soffermarsi a riflettere sulle dimensioni del nostro universo che e' nell'ordine di miliardi d’anni luce e del nostro limitato interagire con il mondo circostante tramite i cinque sensi per poter dedurre il nostro limite umano. Il nostro accademismo ci porta ad una cecità mentale che non ci aiuta a scoprire nuovi processi che la natura semplicemente manifesta, se non per errore; basta in tal senso ricordare l'impregnazione argentica di Golgi sui neuroni, che finalmente consentì di visualizzare le cellule del tessuto nervoso al microscopio. Ne potremmo elencare innumerevoli altri. La nostra tecnologia tra l'altro, anche se all'avanguardia, potrebbe non essere in grado di rilevare un determinato fenomeno, perché ancora non sufficientemente adeguata, quindi.... Ripartire da questo punto significa gettare le basi per una nuova scienza che sia in grado di rivedere se stessa a 360 gradi, senza preclusioni di sorta. Ci sono ad oggi dei genetisti di chiara fama come Giuseppe Sermonti o dei biologi come Rupert Sheldrake che stanno percorrendo questa via assieme ad altri e mi sorprendo a pensare che verrà un giorno in cui tante menti collaboreranno per un fine comune che non sarà coperto solo da un brevetto o da un risvolto commerciale.... Al termine della conferenza tanti altri relatori colpiscono la mia attenzione e sarebbe qui di seguito troppo lungo dialogare su tutti ma una cosa di certo ci ha accomunato tutti: la consapevolezza di far parte di un cambiamento in atto, ognuno nel suo specifico settore d’interesse. Ma la folgorazione totale e' avvenuta con la conoscenza di Francesco Aiello e dei suoi amici. Credo che in tal senso sia stata una delle esperienze più forti della mia vita.... Vengo al dunque.....Durante una delle serate del meeting ci eravamo già proposti di andare a visitare una chiesina sconsacrata limitrofa alla sede e così eccoci pronti ad andare. Non avevamo ancora ben chiaro che all'interno si stava svolgendo un piccolo concerto con degli strumenti particolarissimi ancora non molto ben conosciuti qui da noi: piano armonico, didgeridoo e percussioni. Di nuovo, penso che le cose non accadano per caso ed in fin dei conti la mia passione per la musica mi aveva portato a Valfabbrica per presentare un lavoro inerente la biologia sonora e per cui lascio a voi ogni deduzione. In particolare avevo avuto, in passato, un approccio verso questo strumento aborigeno denominato didgeridoo, ed ero rimasto estasiato dalla sua capacità di generare armonici nell'emissione sonora. Lo strumento e' ricavato da un ramo d’eucalipto scavato dalla termite che viene poi in seguito svuotato dall'uomo. Esistono didgeridoo non solo d’eucalipto ma anche di teak od altri tipi di legno. Viene definito un aerofono naturale, senza fori ad ancia labiale e risulta essere uno dei strumenti più antichi che si conoscono, si parla infatti di un suo utilizzo risalente a 40000 anni fa'. Tra l'altro, tramite esso, sono entrato in contatto con la cultura aborigena che e' legata al periodo del “dreamtime” dove il legame tra terra e cielo era un tutt'uno e le divinità dimoravano sulla terra. Tuttora gli aborigeni considerano sacra la loro terra perché vedono soggiornare in essa le divinità discese sulla terra ed e' vergognoso venire a conoscenza dello stato d’abbandono e del mancato rispetto a livello sociale e umano a cui sono sottoposti. Comunque, torniamo al concerto nella chiesina....Sedendoci veniamo rapiti da questi suoni ancestrali e ci lasciamo andare ad occhi chiusi per percepirne la vibrazione più sottile capace di sciogliere qualsiasi nodo interiore e ne siamo letteralmente sopraffatti per tutta la durata del concerto di circa mezzora. Al termine sia io che Luigi conosciamo Francesco che poco prima stava suonando il didgeridoo ed il contatto e' sin da subito profondo...interiore...come se ci fossimo conosciuti da sempre. Con i suoi modi gentili ed i suoi capelli rasta ci da' un po' più di nozioni su questo strumento sacro e ci comunica con la sua presenza quanto ci sia di più essenziale nella nostra esistenza: la nostra semplice umanità, lo scoprire giorno dopo giorno che per vivere felici non sono necessari ne’soldi, ne’carriera ma semplicemente pace e realizzazione personale. Non a caso, gli ho detto, ti chiami Francesco e forse con la tua vita, hai già avuto modo di incontrare la “perfetta letizia”... Sorride e mi dice indicando dei bambini che giocano nello spazio circostante il nostro: “Guarda questi bambini....nella loro semplicità e' racchiusa la loro ricchezza, loro sono i veri nostri maestri...” Quanta saggezza in queste frasi...se fossimo capaci di far nostre queste semplici parole avremmo trovato il vero fine della nostra esistenza umana: la pura e semplice consapevolezza del nostro piano divino di perfezione.... vero motivo della nostra presenza sulla terra... Ad oggi, quello di cui abbiamo parlato, mi suscita un'emozione incredibile e cerco fortemente di tradurre nella mia vita di tutti i giorni questi pochi ma essenziali pensieri per farli maggiormente miei... Essendo assetato gli propongo di bere un bel bicchiere d’acqua umbra assieme ma mentre mi accingo a prendere la mia piccola bottiglia d'acqua mi dice: “Aspetta, adesso ti faccio assaggiare dell'acqua dinamizzata.....” Rimango incuriosito da tutto questo e resto a rimirarlo mentre capovolge una bottiglia in vetro accoppiata ad un'altra tramite un dispositivo blu che consente il passaggio dell'acqua da una parte all'altra e.....incredibile....l'acqua defluendo da una bottiglia all'altra crea un vortice che mi rammenta il DNA, la sua struttura ad alfaelica e sono semplicemente senza parole..... Mi dice: ”Sono necessarie tre o quattro inversioni per ridare vitalità all'acqua” Gli dico:”Come sarebbe a dire, cosa significa ridare vitalità all'acqua....non lo era prima?” Sai, mi risponde “la nostra acqua già immagazzinata in bottiglie di plastica perde molta della sua energia...se poi a questo fa' seguito un'immobilità' continua nelle stesse cosa vuoi che rimanga....in genere l'acqua scorre continuamente dalla sorgente alla foce e compie percorsi tra montagne e valli....da bambino non hai mai bevuto dell'acqua che sgorga dalla roccia? Non credo che l'acqua di oggi sia la stessa di allora, l'acqua di oggi e' morta...”. Rimango a meditare su questa considerazione e bevendo il bicchiere d’acqua “dinamizzata” che Francesco mi offre ritrovo quella passione che avevo da bambino quando, pur bagnandomi, con la bocca mi accostavo alla roccia per bere l'acqua che ne fuoriusciva....che bello....ritrovare quel senso d’unicità con la natura e noi stessi. Lo ringrazio per questi momenti e gli propongo di rivederci nei giorni seguenti per scambiarci ancora tanti pensieri e Francesco, non finendoci di sorprendere, ci invita per un massaggio sonoro con il didgeridoo per il giorno seguente.... Luigi rapito da questi discorsi credo abbia tratto da questo tipo d’esperienze un'occasione di crescita interiore ed umana non indifferente a tal punto che per il giorno dopo era già pronto a sperimentare il massaggio sonoro di Francesco. Stendendo una leggera coperta e trovato un angolino tranquillo Francesco invita Luigi a stendersi. Mi sono sentito testimone di un evento molto forte e da una parte ho assistito a ciò che Francesco si accingeva a fare. L'aria colma di una sacralità diffusa ha profuso quegli attimi che nella vita si dimenticano difficilmente. Il suono ancestrale del didgeridoo investe il corpo di Luigi con una vibrazione e degli armonici incredibili massaggiando i chakra. Ad occhi chiusi mi lascio cullare dal suono e non sono più consapevole del trascorrere del tempo.... un attimo di eternità.... Quando riapro gli occhi mi rendo conto che Luigi e' ancora disteso e stenta a riprendere coscienza. Guardo Francesco e sorrido pensando al momento irripetibile che stiamo vivendo, quasi fosse un dono speciale che ci viene dato.... In risposta Francesco mi dice:”Non ti preoccupare...sta' bene...e' solo andato un po' in alto....dovremo dargli tempo per riprendere possesso della sua corporeità....” Ho osservato Luigi in quello stato estatico ed ad amor del vero l'ho invidiato un bel po', in modo benevolo chiaramente, ed i pensieri che andavano e venivano nella mia mente lo riguardavano... pensavo alla sua carica energetica, al suo correre quando era bambino....in fin dei conti pensavo alla vivacità di tutti i bambini e mi domandavo “ non ho mai visto mio figlio così rilassato....” Ho avuto così conferma ancora una volta della profonda efficacia del suono e della vibrazione ed ho pensato che anche noi vibriamo....nelle nostre cellule e negli atomi che le compongono . Nell'universo tutto vibra e la recente Teoria delle stringhe in fisica ce lo dimostra....e quindi....mi spingo a pensare che forse anche noi siamo suono per questo percepiamo tutta l'armonia del mondo quando siamo pervasi dalle vibrazioni sonore. Con Francesco e Luigi ci siamo abbracciati a lungo e non sono riuscito a trattenere le lacrime.... Luigi stesso mi prende da parte e mi dice “Papà non ho mai provato una sensazione del genere...il suono sembrava entrarmi dentro e risuonare con tutto il mio corpo....”. Insieme credo si sia vissuto un momento che rimarrà indelebile nella nostra memoria e che starà a noi custodire gelosamente nel cuore per tutta la vita. Il “dono” di quest'attimo credo sia stato una delle esperienze più preziose che ho avuto a Valfabbrica perché mi ha concesso di avere la consapevolezza come essere umano d’essere parte di un tutto, di un amore che pervade tutti gli esseri viventi, che abbatte le barriere di ogni tipo e ci fa' riconoscere nella nostra unicità. Credo che Francesco d'Assisi che presiede questa terra sia stato, seppure in modo invisibile, parte in causa ed artefice di questo “miracolo”. Per tutto ciò che ho vissuto mi e' rivenuto in mente anche la figura di Tiziano Terzani....chi ha letto i suoi libri ed ha avuto la fortuna di conoscerlo sa di che cosa sto parlando.... Così si sono conclusi questi giorni a Valfabbrica che sono letteralmente volati durante lo svolgersi del Meeting. Mi sono quasi dimenticato di mangiare e di bere, la sera stentavo ad addormentarmi e soprattutto non mi sono sentito mai stanco nonostante si sia fatto tardi sistematicamente. La gioia mi ha accompagnato sempre e credo che difficilmente potrò dimenticare i momenti trascorsi assieme al dott. Arizzi ed il dott. Corbucci e anche con tutti gli altri.... Benedico Gabriella Lavorgna che e' stata l'artefice di questo momento stupendo ed unico sperando che possa riproporre negli anni a venire questi attimi di confronto e di crescita. Con la macchina sia io che Luigi vediamo scorrere dai finestrini il paesaggio di Valfabbrica per tornare a Roma ma un po' di noi e' rimasto lì......

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